Nel nostro lavoro abbiamo a che fare quotidianamente con i numeri e con le regole e, quando si parla di usura, il riferimento è quello dei tassi soglia determinati a partire dalle rilevazioni di Banca d’Italia.
Quest’ultima, infatti, ha il compito di rilevare i tassi praticati dai vari istituti di credito e, quindi, determinare dei tassi medi – base per ottenere i tassi soglia dell’usura – classificati per ciascun tipo di operazione (apertura di credito, mutuo, chirografario, etc.).
L’anomalia tutta italiana (unico caso nel mondo!) è quella del conflitto di interessi: Banca d’Italia ha tra i propri soci non solo lo Stato ma anche il privato e, più precisamente, banche ed assicurazioni (cioè gli stessi soggetti che dovrebbe controllare!).
I numeri ufficiali possono chiarire meglio la paradossale situazione:
- 6% quota pubblica (INPS e INAIL)
- 94% quota di banche e assicurazioni private (ai primi posti spiccano Intesa 20,09%, Unicredit 10,08%, Generali 3,67%, Carige 3,50%, BNL 2,83%)
La domanda, a questo punto, nasce spontanea: come può un organo di vigilanza, posseduto in maggioranza dagli stessi controllati, essere anche imparziale? La risposta è chiaramente scontata, ma la soluzione è solamente quella politica.